Grazie alla documentazione archeologica è stato
possibile ricostruire le varie operazioni di cava:
secondo le varie necessità, veniva praticata sul
piano orizzontale del banco una trincea circolare,
ampia lo spazio necessario (circa 50 cm) per
consentire allo scalpellino poi di procedere fino
alla quota necessaria. Venivano quindi inseriti
cunei sul piano inferiore, e veniva provocato il
distacco del blocco. Successivamente, con l’aiuto
di leve, il blocco veniva sollevato e, rotolando,
trasportato nel luogo in cui veniva realizzata una
prima sbozzatura. Alla fine si procedeva con il
trasporto che avveniva generalmente con carri
trainati da buoi.
Procedimenti estrattivi:
Chi
visita i templi di Selinunte resta ammirato dalla
magnificenza delle costruzioni , e viene spontaneo
domandarsi da dove provengono gli enormi blocchi di
pietra serviti per erigere tali edifici. I blocchi
provengono da cave che gli antichi selinuntini
chiamavano latomie. La più famose sono quelle che
gli arabi chiamavano ramuxara e a noi note come Cave
di Cusa ( dal nome del proprietario dei fondi in cui
si trovano le cave in questione.).
Sono ubicate a circa tre chilometri dall'abitato di
Campobello di Mazara. Attualmente recandosi sui
luoghi si ha l'impressione che il cantiere sia
ancora in efficienza e che i lavori sospesi nel 409
A.C. debbano riprendere da un momento all'altro.
Un angolo di tempo rimasto fermo per restituirci
memoria di chi eravamo. Queste sono le Cave di Cusa,
testimonianza dell'ardimento della tecnologia
dell'uomo, ma anche dei suoi limiti terreni, di
fronte al fato e alla necessità storica che
cancella grandi civiltà per farne rinascere altre.
.
L'odierno nome delle Cave fa riferimento ad un ex
proprietario dell'area interessata, il Barone Cusa,
mentre nel XVI secolo, quando vennero riscoperte le
Cave, esse erano conosciute sotto il nome arabo di
RAMUXARA. Ma le Cave di Cusa non sono le sole, dalle
quali i Selinuntini ricavano la pietra per la loro
immensa attività edile. Ve ne sono nelle immediate
vicinanze della città, ed altre più distanti, che
desideriamo qui menzionare . Le prime, di dimensioni
piuttosto modeste, si trovano negli immediati
dintorni, sui pendii di Manuzza. Appena 4 Km più a
nord seguono, presso il vecchio e disabitato podere
Baglio Cusa, le "Cave di Barone", situate
in un basso banco roccioso, con percorso est/ovest.
Le più lontane dalla città sono quelle di
Misilbesi presso Menfi, che a motivo dell'alta
qualità della loro pietra non sono state sfruttate
per il materiale edile corrente, bensì quasi
esclusivamente per opere di scultura, come quelle
che ornano i templi.
Corrispondentemente
alla formazione geologica della regione costiera di
Selinunte, in tutte le cave si trova una roccia
calcarenitica, che però, da cava a cava, si
distingue nella qualità. Da questo particolare é
possibile determinare in generale la provenienza
della pietra impiegata negli edifici di Selinunte.
Il materiale migliore proviene dalle Cava di Cusa.
Si tratta di una calcarenite omogenea a grana media
e di grande compattezza. Per tale peculiarità é
stata volutamente utilizzata per le strutture
portanti dei maggiori templi della città , i templi
G, C ed F . Il materiale delle cave di Barone,
invece si trova nei templi D, A ed anche nel tempio
E, mentre nel santuario della Malophoros
riscontriamo l'intero spettro della pietra presente
nella zona tra l'Acropoli e le cave di Barone.
Questa zona dovette servire
anche come cava, sebbene qui non sia stato ancora
possibile individuare tracce di estrazione.Per la
costruzione dei grandi edifici della città sono
state di importanza determinante solo le Cave di
Cusa e quelle di Barone. Ma tra queste il primo
posto spetta alle Cave di Cusa, non solo per la
qualità, ma anche per la quantità della pietra
estratta: 150.000 metri cubi rispetto ai
54.000 metri cubi delle cave di Barone. Ma la loro
importanza non si esaurisce qui. Infatti, che
fossero molto apprezzate anche altrove lo si deduce
dal fatto particolare che furono abbandonate quando
il lavoro era ancora in pieno svolgimento, cosa
accertabile in loco dai numerosi rocchi di colonne e
da altri pezzi lasciati lì più o meno lavorati.
E' anche importante poter dire, sulla
base dell'utilizzo in diversi edifici di Selinunte
della pietra proveniente da questa zona di
estrazione, quanto a lungo essa sia stata sfruttata.
Si tratta di più di 150 anni: dalla prima metà del
VI° secolo, in cui sull'Acropoli é stato eretto il
tempio C, fino alla fine del V° secolo A.C., quando
sono stati interrotti i lavori al tempio G,
contemporaneamente a quelli di estrazione nelle Cave.Possiamo
dire " contemporaneamente", in quanto i
pezzi di imponenti misure, ricavati dalle Cave di
Cusa, a causa delle loro dimensioni potevano essere
destinati unicamente al tempio G. Poter stabilire
che erano destinati ad un edificio da noi
conosciuto, costituisce un altro dato essenziale per
la valutazione delle Cave.
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Dopo la distruzione per mano dei Cartaginesi,
Selinunte, che nel V° secolo era una delle città
più ricche della Sicilia, economicamente non fu più
in grado di portare a termine un obiettivo così
grande e costoso, quale la costruzione del tempio G.
Esso é rimasto incompiuto nei secoli, né venne
ripreso il lavoro nelle Cave, fatta eccezione per la
successiva rielaborazione di alcuni tamburi e di
altri pezzi, appena iniziata e subito abbandonata.
Tutto ciò ha conferito alle Cave di Cusa una
posizione unica tra le cave antiche, fino alla
scoperta delle cave di marmo di Mileto, per cui
ancora pochi anni fa la letteratura le indicava a
ragione come " un complesso unico al
mondo". Per proteggere l'area delle Cave di
Cusa da arbitrarie distruzioni, già da qualche
tempo é stato dato inizio alla trasformazione della
zona in parco archeologico.
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