La costituzione di un museo a Castelvetrano si deve al Dott. Giovanni la
Croce, stimato chirurgo, uomo di notevole cultura, politicamente impegnato
a risolvere le sorti della propria città, sindaco dal 1873 al 1875. Il
“Museo Selinuntino”, ospitato in due locali dell’ex convento di S.
Domenico, fu inaugurato il 14 giugno 1874, alla presenza del
prefetto Cotta Ramusino e con una dotta relazione del sacerdote Giacomo
Invoglia. Una lapide con lettere d’oro fu posta all’ingresso del
museo; essa riportava un distico in latino dettato dall’arciprete
Pappalardo:
“Hic
nos reliquias veteris collegimus artis
Hic patrium pubes discet amare decus”.
Nelle sale si raccoglieva una notevole quantità di frammenti ceramici e
di vasi, fra i quali un cratere rinvenuto nella necropoli graco-sicula di
Manicalunga con figure rosse su sfondo nero rappresentanti due satiri. Il
museo si arricchì sempre di più di nuove donazioni e dal 1882, anno del
suo ritrovamento, fino al 1927, ospitò il celebre Efebo di Selinunte.
Verso la fine degli anni ’20, il museo fu trasferito presso la chiesa di
S. Domenico, perdendo progressivamente la sua funzione di raccolta e
recupero della cultura materiale selinuntina.
Nel 1962, dovendosi riaprire al culto la chiesa, il museo fu allocato in
un angusto e buio locale al piano terra del palazzo comunale, cadendo
nell’oblio quasi completo.
Dopo una serie di furti, nel settembre 1983, la collezione selinuntina,
per motivi di sicurezza, fu trasferita in casse chiuse e numerate nei
magazzini della Soprintendenza a Selinunte.
Dovendo la Civica Amministrazione provvedere ad individuare i locali per
la nuova biblioteca, fu scelto un edificio cinquecentesco di proprietà
comunale, in origine casa di civile abitazione dell’antica famiglia Majo
o De Majo, dove il progetto prevedeva anche la realizzazione di un ampia
sala terrena predisposta per accogliere l’efebo e la collezione
selinuntina.
Nel 1987 la struttura era pronta ma non ancora adeguata alle norme di
sicurezza ritenuti indispensabili per la custodia e l’esposizione di
reperti.
L’Amministrazione insediatasi nel 1993, consapevole della valenza
culturale e socio-economica di un museo, si è attivata immediatamente per
eliminare tutti gli ostacoli che si opponevano all’apertura e alla
fruizione della struttura, chiedendo nel contempo con forza la
restituzione dell’efebo e della collezione selinuntina.
Considerando inoltre le esigenze di un moderno impianto museale, ha
modificato l’asfittica soluzione originaria, inserendo nel progetto di
completamento delle opere altre aree espositive, uffici, servizi, sale
deposito, ecc.
Questi ultimi lavori, completati nel gennaio del 1997, sono stati eseguiti
impiegando esclusivamente fondi del bilancio comunale. Oggi il Museo
Selinuntino presenta una propria autonomia e funzionalità ed è munito di
tutti i più moderni e sofisticati sistemi di sicurezza e condizionamento.
I reparti selinuntini sono stati oggetto di un accurato lavoro di
catalogazione, di ripulitura e, in qualche caso, di restauro; l’Efebo,
restituito, dopo lunghe traversie, a Castelvetrano, è stato sistemato in
una apposita teca protettiva che assicura le massime condizioni di
sicurezza.
Il Museo si appresta ad attrezzare una sala multimediale ed una sezione
preistorica che consentiranno ai visitatori di avere una visione più
completa delle civiltà che nei secoli hanno interessato il nostro
territorio.
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